[…] Così una notte, quando scade
l’ora delle voluttà, verso i caldi trofei
della tua carne, strisciare vorrei,
come un vigliacco, senza rumore,
per castigare la tua gioia di vita,
il petto tuo pacificato battere,
e aprirti nelle membra stupefatte
una profonda e spaziosa ferita;
ed infine (oh vertiginosa dolcezza!)
per quelle labbra novelle,
più floride e più belle,
infonderti il mio veleno, sorella!
l’ora delle voluttà, verso i caldi trofei
della tua carne, strisciare vorrei,
come un vigliacco, senza rumore,
per castigare la tua gioia di vita,
il petto tuo pacificato battere,
e aprirti nelle membra stupefatte
una profonda e spaziosa ferita;
ed infine (oh vertiginosa dolcezza!)
per quelle labbra novelle,
più floride e più belle,
infonderti il mio veleno, sorella!
I fiori del male, “A colei che è troppo gaia”,
C. Baudelaire
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