venerdì 24 luglio 2009

Fëdor Michajlovič Dostoevskij





E se almeno la sorte gli avesse concesso il pentimento, un pentimento cocente, di quelli che spezzano il cuore, che scacciano il sonno, un tale pentimento che, con i suoi terribili tormenti, portasse a bramare il cappio o l’acqua dello stagno! Oh, come se ne sarebbe rallegrato! Torture e lacrime sono anch’esse vita. Ma egli non si era pentito del proprio delitto.

“Delitto e castigo”, 1866

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